Equilibrio di coppia


Un insieme di strategie, rispetto al quale, nessuno dei due ha interesse ad essere l’unico a cambiare…


Limiti dell’equilibrio: inefficienza di uno dei due, molteplicità dei giocatori…


E’ singolare che il famoso “Equilibrio di Nash”, tratto dai suoi studi sulla Teoria dei Giochi, si applichi così bene ai rapporti di coppia…


Avviso


Una cara amica mi dice:


“A volte, sembra che tu abbia una vita di riserva e che questa, attuale, sia solo una prova generale”…


uomo avvisato…

Tutto


Su Carmilla, oggi, c’è un articolo di Giuseppe Genna, sulla morte di Enzo Baldoni…


La differenza, si intitola…


volevo scrivere qualcosa su questa morte assurda, sui nostri media e sul nostro governo…


ma lui ha già detto tutto e meglio…


leggetelo…


www.carmillaonline.com


 

L’uomo del ponte***


La mia città è divisa da un ponte. Abito da una parte e lavoro dall’altra. Prima in moto e poi in auto, lo attraverso da circa dieci anni. Noto sempre nei miei passaggi un uomo: immobile, sguardo duro, indagatorio, volto arrossato. Vicino a sè tiene una bicicletta e quando piove un ombrello. E’ sempre lì, al ponte. Ieri diluviava e, vedendolo fradicio, ho accostato con l’auto e aprendo il finestrino gli ho chiesto: “Vuole un passaggio?”. Senza guardarmi, ha detto: “Non è lei che aspetto, grazie”.


*** meno di cento parole come richiede questo bel sito: www.centoparole.mannotpixel.com


in questa versione ne ho tolte ancora qualcuna.

Ultimo grido


Nuove tendenze dall’italica penisola:


non essere grato a chi muore per salvarti…


Due amici


Da circa vent’anni conosco Andrea, e da altrettanto tempo, gioco a tennis con lui. E’ un ottimo violinista e professore di musica, che mette nel tennis la stessa foga con cui attacca uno spartito. E’ un perfezionista, arrogante quanto la musica e il…tennis richiedono.


Anche ai nostri livelli da club, il tennis è uno sport difficile da interpretare, specialmente dal punto di vista agonistico. Le nostre partite hanno qualcosa in più di un normale incontro di club. Sono delle sfide purificatrici, in cui gettiamo e bruciamo energie e pensieri. Ci odiamo…in campo…


Lui è molto più “fisico” di me, più resistente, più cattivo ed agonista. Io, forse ho più talento, più tocco; riesco ad imbrigliare la sua potenza ed a farlo innervosire.


“Ora cominciano! Fanno casino anche oggi eh! Sicuro! “.


Si…, quando Andrea si arrabbia per le mie smorzate o per le mie variazioni, le urla e le maledizioni che manda sono uno “spettacolino” a cui i soci del circolo non mancano di assistere sorridenti.


“La solita storia”, dicono.


“Come due bambini”, annuisce il vecchio custode.


Io, il più delle volte, metto in scena vecchi trucchi, imparati in anni di Coppa Italia e di batoste rimediate da lucidissimi “marpioni” della racchetta. Mi fingo stanco, lunghe pause per bere, malori immaginari da attore consumato…e Andrea schiuma…rabbia.


Nessuno dei due vuole perdere, anche se, ad onor del vero, lui negli ultimi anni ha vinto più spesso. Ma la nostra battaglia personale, credo, vada al di là del risultato. Da esteta, Andrea, apprezza colpi che per lui valgono più di un set vinto…


Un passante in corsa…una smorzata irraggiungibile…un recupero impossibile… Anche vincendo, soffre se gioca male e io bene. Un temperamento antico…quasi nobile…quasi.


Una delle ultime partite agli inizi di Agosto è stata veramente dura.


Andrea si è fermato per qualche mese per un brutto infortunio e io ho giocato poco per impegni di lavoro. Fissiamo due ore per allenarci, tanto per riprendere confidenza. Dopo dieci minuti di riscaldamento mi grida:


“Non ce la faccio a giocare come un pensionato… partita?”


“Come vuoi, sei mica stanco?”, rispondo.


“Batto io”, dice serio, fulminandomi con lo sguardo.


Giochiamo un ora e quaranta sotto il sole, senza un attimo di pausa per fare un solo set! Scambi lunghissimi, sole cocente, quella sensazione che bene così forse non avremmo giocato mai più…


Ho vinto il set al tie –break, ma se la partita fosse continuata, avrei gettato la spugna.


Alla fine ci abbracciamo, felici di ritrovarsi sudati e distrutti come da ragazzi nei campi comunali. Ridiamo, ricordandoci di quando giocavamo mattina e pomeriggio, scappando di nascosto, lui dal violino e io dai libri di scuola.


Il maestro del circolo ci saluta dal campo accanto:“Sempre grulli eh?”


” Sempre vivi, vorrai dire”, rispondiamo in coro e, togliendoci le magliette:


“Vieni che ti prendiamo a pallate!”


“Siete pazzi”, risponde, ridendo.


“Ci tengo alla mia salute, troppo caldo”.


“Ormai sei un maestro di golf!” dico io.


Andrea mi guarda sorridendo:


“Caro Morelli, oggi abbiamo scherzato…prossima volta alla morte!”


Me lo dice da vent’anni, chiamandomi, come sempre quando perde, per cognome. Faccio cenno di si con la testa, sfinito, e mi incammino verso il bar a prendere da bere…


per tutti e due.

Il vicino di Thomas Bernhard

Il mio blog, prende il nome da un romanzo, l’ultimo, di Thomas Bernhard. Anni fa, in vacanza in Austria, visitai la sua fattoria nei pressi di Ohlsdorf , dove visse, non continuativamente per oltre dieci anni. Alternava la sua permanenza in quella casa con periodi in cui, per motivi di salute, emigrava in paesi più caldi.(Spagna soprattutto). La casa è rimasta intatta e come da espressa richiesta di Bernhard, alcuni lavori di ristrutturazione che lui seguiva personalmente, non sono stati mai finiti… quasi fosse un manoscritto ancora da limare e rivedere.

Fu difficile, trovare la fattoria. Avevo come riferimento la cittadina di Gmunden sull’omonimo lago, dove, dopo ripetuti tentativi nel locale ufficio del turismo, una studentessa mi indicò Ohlsdorf, come meta.

A quei tempi, Bernhard, non era ancora ben visto. Non lo sarà mai del tutto, credo. Le descrizioni che aveva fatto nei suoi libri, della vita nei paesi della montagna austriaca, erano implacabili. Questo spiega le facce "assenti", quasi offese,  con cui gli abitanti della ridente cittadina, rispondevano alle mie richieste di informazioni, come fossi un mendicante. "No bitte" mi dicevano…   Sembrava di vivere in uno dei suoi romanzi: sempre la stessa domanda, sempre la stessa risposta. La ragazza, mi informò ad occhi abbassati, quasi si vergognasse. Oggi anche Gmunden ha il suo centro studi Thomas Bernhard.

Comunque, come dicevo, arrivare fu come leggere un suo romanzo. Un’ossessiva ripetizione di strade e curve, apparentemente tutte uguali, apparentemente senza fine. Ohlsdorf è immerso nella campagna e quella fattoria sembrava introvabile. Percorsi in auto una infinità di colline, coperte di verde, che nascondevano come una chioccia case coloniche tutte uguali e bellissime. Nessuno in giro; era il primo pomeriggio, faceva caldo, era agosto. Arrivato ad un bivio, notai un’ anziano signore che tagliava dei fiori nel giardino, davanti casa, e mi avvicinai. Parlava anche inglese, e mi disse che, certo, conosceva la fattoria. Mi indicò la strada per raggiungerla. Felice di essermi stato di aiuto, mi domandò se, fossi italiano e se  facessi il falegname, certo. Risposi di no, un pò stupito, e lui di rimando mi chiese se fossi allora un tecnico agrario, certo, e, al mio nuovo no, rimase interdetto, quasi avesse capito male. Spiegai che volevo visitare la fattoria dello scrittore Thomas Bernhard perchè ero un grande ammiratore delle sue opere. L’anziano signore si fece serio e spiegò che mi sbagliavo, che quella, certo, era la fattoria di Thomas Bernhard, ma quel Bernhard non scriveva libri, certo, era un’ ottimo falegname e un buon giardiniere, con cui lui aveva intrattenuto per anni rapporti di cordiale vicinato, certo. Il suo certo era quasi una garanzia: parlavamo della stessa persona. Mostrandogli un’ edizione italiana di un suo romanzo con la  foto sul retro, dissi che ero sicuro che in quella fattoria avesse vissuto Thomas Bernhard, certo, il grande scrittore e commediografo, famoso in tutto il mondo e quasi destinato al Nobel, se fosse vissuto più a lungo, certo. Che forse ero precipitato in una sua commedia?

Il signor Jackob, così si chiamava, alla vista della foto, rimase prima molto serio, come deluso dalla scoperta; poi a gran voce chiamò la moglie, Martha, una bella signora in carne.

"Martha" disse, "questo signore, viene dall’Italia, da Firenze, per visitare la fattoria di Thomas Bernhard"

"Chi?" disse la moglie, "il falegname? ma è morto quattro anni fà!"

"Questo signore dice che era un famoso scrittore! In Italia sono tradotti tutti i suoi libri, guarda!" e le mostrò la copia.

Alla vista della foto, la signora Martha, alzò lo sguardo verso Jackob e grattandosi la fronte, iniziò a ridere. Anche Jackob sorrise, scuotendo la testa lentamente e, dandomi una pacca sulla spalla, come se avessimo appena terminato di zappare il suo giardino insieme, mi disse:

"Uno scrittore, eh! voi Italiani siete pazzi! Certo, era un bravuomo, faceva ottimi mobili e i suoi fiori sbocciavano prima dei miei, certo! Quando scompariva, ogni tanto, ho sempre pensato che andasse a Vienna per comprare gli ultimi ritrovati…  facevamo una specie di gara e le sue magnolie erano sempre più belle e grandi delle mie, certo!"

Avvicinò la moglie al suo fianco, ancora sorridente, e alzando il braccio esclamò:

" Ora vada… segua quella strada e certamente troverà le magnolie, adesso le coltivo io… certo…"

e mi indicò la direzione.

Sogno


…, …, … .


questa volta abbiamo fatto colazione insieme…


mi ha offerto delle ottime focacce dolci…

Olimpiadi/1


Da adolescente, d’estate al mare, ero fortissimo con volano e racchette…amatissimo regalo della nonna…


averlo saputo che praticavo una disciplina olimpica…


 

Lezioni


Ieri sono andato a fotografare due cimiteri della seconda guerra mondiale, uno tedesco e uno americano…


ho camminato tra le tombe di tutti questi ragazzi morti…


nel cimitero dei tedeschi, pochissimi fiori e poche persone…


un senso di sconfitta che ancora permane…


grigie lapidi con quattro nomi ognuna…


moltissimi ventenni e qualche veterano…


nel cimitero americano, splendide croci bianche, una ciascuno…


limpidissime…in linee perfette…


soliti ventenni, però…


per la storia non sono tutti uguali…


ma la lezione non è bastata…