Stelle su misura/2

Da sempre ammiratore del grande T.W Adorno, mi trovo per una volta a essere d’accordo con uno di quegli oroscopi che il grande filosofo tedesco scientificamente analizzò e giustamente derise, nel suo libro "Stelle su misura". Su D di Repubblica, in relazione al mio segno zodiacale trovo scritto:

"Siete specialisti del dispendio senza contropartita"…

Teodoro, perdonami…

Buono per tutto

Illumina il buio, rischiara la mente, scalda il cuore:

"Strada a senso unico" di Walter Benjamin…

Domande

Regalo un libro o un cd, offro una cena, faccio una ricarica telefonica, pago una spesa al supermercato, a chi mi spiega per quale insondabile motivo una casa editrice come Einaudi senta il bisogno di pubblicare le poesie di Ligabue…

Dare e avere

Odio la vita quotidiana. Nella fattispecie le mattinate operose precedute da notti insonni…

Auspico una vita a scadenza semestrale…

Cognizioni

I miei neuroni dell’area V6A si sono autosopesi per traffico intenso…

Niente dietro le labbra

In quanto specialista di occasioni perdute, so riconoscerne una a prima vista o meglio a prima visione. Black Dahlia di Brian de Palma è questo e poco altro. La trasposizione cinematografica del libro di Ellroy fallisce su quasi tutti i fronti. Enormi tagli allo script iniziale, sforbiciate grossolane su molti dei personaggi del libro e poi… gli attori…: non so se maldiretti o poco coinvolti, quasi tutti sprofondano in una recitazione standard di bassa lega. Aaron Eckart (notevole in Thank you for smoking) rasenta il ridicolo in più di una scena, "caricando" la sua faccia di smorfie oltre ogni limite, Hartnett sembra sempre addormentato, cercando, credo, di imitare il grande Robert Mitchum senza averne la faccia. La Scarlett è monocorde e nascosta perennemente dietro le sue labbra. Si salvano la Swank nella parte della figlia del miliardario corrotto e la Kirshner nella parte della Dalia, unica autentica bellezza di tutto il film. Brian de Palma, sembra anche lui narcotizzato e non usa quasi mai i suoi famosi piano sequenza, si autocita ( Gli intoccabili) nella scena al ralenti della scalinata, e si nasconde dietro un effetto seppia che tenta di ricreare l’atmosfera da "noir" anni ’50. Alcuni comprimari, come Fiona Show, suscitano, anche per il pessimo doppiaggio, l’ilarità del pubblico in sala, soffocando ogni tipo di tensione e di interesse per la storia. Soltanto nei provini in bianco e nero della Dalia, quei pochi minuti della disperata vita di Elizabeth Short che illuminano il film, si immagina quello che avrebbe potuto essere Black Dahlia e invece non è stato.