Gioie del Natale

La Barbie con videocamera integrata. Auguri a tutti.

Il comizio. Una noia

Sfinito dal "nulla" prenatalizio, siedo sul divano ascoltando un pò di musica. Anche a basso volume per non disturbare la mia signora, il quarto di Beethoven è sempre un ottimo ricostituente. Accendo la televisione senza voce e incoccio nel segretario del partito democratico che arringa la solita piazza. Mi metto ad osservarlo così in "mute". Mimica incazzata come si confà ad un politico in cerca di voti e consensi, ditino alzato in stile "mica mi fregate a me, son laureato!" e ogni tanto qualche pugno alzato che non fa mai male. Quanti ne ho visti di questi signori. Da bambino con mio padre, ogni tanto partecipavo a qualche manifestazione. Belle giornate in cui ci sentivamo tutti parte di qualcosa. "Prendile come una gita", mi diceva mio babbo, " tanto quelli là sul palco resteranno sempre in alto e noi sempre in basso a sperare". Il vecchio comunista aveva ragione. Ho imparato quasi subito che passati gli abbracci collettivi della piazza, ognuno tornava al suo livello. Quelli sul palco in alto, con i loro privilegi, gli operai a lavorare, anche per loro. Oggi che il lavoro manca a parecchi, gli stessi dicono che dobbiamo rimboccarci le maniche. Prevedibile. Anche senza audio so già quello che dice e dirà, il segretario. Più di questo, meno di quello. Cambiare, dare futuro, speranze alle nuove generazioni (ancora!?), qualche insulto sparso al governo che è la cosa più "di governo" che si possa dire, il tutto elencando i vari punti con le dita della mano. Insomma finite le dita, finite le invettive. Anche il tennis ormai lo guardo senza audio. I nuovi commentatori sono noiosi e gli ex giocatori anche peggio. Quando vedo una partita e non giocano quei tre o quattro che pensano con la loro testa e hanno la manina benedetta, so già cosa faranno. Quelle poche cose basilari che servono per galleggiare nel professionismo dei primi cento. In politica è lo stesso: atteggiamenti da duri e puri, pugni al cielo e nessuna inventiva. Poi tutti insieme sul palco a guardare sorridenti le bandiere che sventolano: "li freghiamo anche stavolta questi qua sotto". Aumento appena il volume mentre il segretario e gli altri gaudenti salutano, sento che ora, dopo Fossati e la Mannoia, hanno adottato Neffa. Non vinceranno mai.