Operazioni umanitarie


Ultim’ora: le Forze Armate Italiane in Iraq, saranno evaucuate entro un mese. Tutte.


Verranno sostituite da un corposo contingente di Vigili Urbani, dotati di un nuovo modello di semaforo portatile.


Ancora una volta, l’Italia è in prima linea nella lotta al traffico…

Posto auto


Entro nel parcheggio del condominio. Al mio posto, c’è un’auto parcheggiata con dentro un uomo.


Scendo e chiedo: “Mi scusi, sta parcheggiando nel mio posto, abita quì da poco?”


“No, non ci abito” risponde.


“Dovrebbe spostarsi, per favore, è un parcheggio condominiale. Un posto auto per ogni appartamento.”


“E’ un parcheggio no? Mi lasci parcheggiare allora, soltanto un’ ora poi me ne vado.”


“Abbia pazienza, non ha capito, forse. Vede il numero sui posti? Il numero 6, dove sta lei ora è il mio. Pago per averlo.”


“Addirittura paga eh? Ormai non si trova più un parcheggio gratis in citta!” Me ne vado tra un’ora, ormai ho spento il motore.”


“Faccio alcune commissioni al negozio dietro l’angolo, e le libero il posto, sù, faccia il bravo!”


“Non è questione di esser bravi, lei deve spostare l’auto, non è autorizzato a parcheggiare. Come devo dirglielo?”


“Ecco non lo faccia, la pianti di dirmelo. Le ripeto che tra un’ora la tolgo, più mi fà parlare e più ci metto.”


“Non mi costringa a chiamare i Vigili, sa benissimo che ha torto, andiamo. Sosta in un parcheggio privato, numerato, senza nessun tipo di diritto.”


“Ma è sabato sera, caro Signore, i Vigili hanno altro da fare che rispondere a lei, glielo garantisco, sono un Vigile anche io…”


“Anzi le dico di più. Mi ha scocciato, con le sue regolette…il posto numerato, il parcheggio privato…!


“Lei non può fare niente, parcheggi fuori dalle righe e mi dica grazie che non le faccio la multa.”


“O vuole anche una denuncia per oltraggio a publico ufficiale?”


“Lei si approfitta della sua posizione!”


“Si, lo so… Se ne vada.”


Duellanti


Le due civiltà che si confrontano in questi tempi bui mi ricordano incredibilmente i due personaggi protagonisti de: “I Duellanti” di Conrad.


Uno, Feraud, ufficiale sanguinario, rissoso, che duella per un niente, per uno sgarbo, per una parola, per il credo dell’acciaio. L’altro, D’ Hubert, anch’esso ufficiale, ma corrotto dalla bella vita, dalle belle donne, stanco di combattere ma sempre soldato.


D’Hubert, inizialmente ritroso, alla vista del primo sangue, il suo, sgorgante dalla ferita inflittagli dalla sciabola di Feraud, entrerà in un vortice di combattimenti e di sangue che lo inseguirà per anni.


Alla fine ci sarà un perdente che spezzerà il cerchio dei duelli.


Le due civiltà in questione sono perdenti, entrambe…


chi se ne accorgerà per prima?


Reality


Ho ricevuto, da uno zio lontano, un piccolo pezzo di terreno in eredità.


Non ho certo il tempo per coltivarlo e per non lasciarlo incolto ho deciso di lanciare un nuovo format, o meglio un esperimento di “agricoltura verità“.


Farò coltivare per sei mesi, il mio orto a otto impiegati della amministrazione comunale della mia città. Gli ho fatto credere che è un esperimento della Comunità Europea e che servirà per fare carriera. Ci hanno creduto, tanto sono grulli.


Li filmerò, durante il loro lavoro, con la mia videocamera, producendo poi delle videocassette che darò in omaggio a chi comprerà i prodotti dell’orto. Devo coprire i costi di produzione.


Da oggi nei migliori frutta&verdura della vostra città:


“I prodotti dell’Orto de’ Grulli, coltivati alla vecchia maniera dai nostri amministratori, in omaggio la videocassetta con immagini inedite direttamente dall’Orto”.




Ricordi (versione finale)

Per anni ho cercato di guarire. Ho consultato i migliori specialisti, testato nuovi medicinali. Sono inguaribile.

Sembra che la mia malattia, rarissima, colpisca a caso, senza nessuna spiegazione strettamente scientifica.

Non serve sapere se i tuoi genitori ne hanno sofferto, o i tuoi nonni, e nemmeno conoscere che tipo di ambienti frequenti, quale cibo mangi, che lavoro fai. Non parliamo poi di droghe o alcool o comunque di eccessi e cattive abitudini.

La mia malattia colpisce poche persone al mondo e queste poche conducono normali e grigie vite.

Nessuno di noi, affetti da questa strana sindrome, ha avuto vite complicate, nevrotiche, piene di dissolutezze.

In Italia siamo in cinque ad averla, io sono il più giovane, purtroppo.

Negli incontri che facciamo ogni mese, i miei compagni di malattia mi ripetono sempre:

"Tra poco saremo morti, tutti. Toccherà a te soffrire, da solo, senza compagnia".

Sono tutti oltre i settanta anni.

David è un impiegato comunale in pensione, con la passione per l’opera . Ha perso la moglie da qualche anno e vive da solo; ha un figlio che frequenta poco. "Sbaglio di gioventù", lo chiama.

Dario è un fotografo di professione che ancora esercita, poco in verità, molto bravo. Il suo studio fotografico era uno dei migliori della città, molto richiesto per foto di moda. Ha avuto due mogli, molto belle. Vive con la seconda.

Silvana è una ex professoressa di matematica con il vizio del gioco. Ha una famiglia numerosa con figli, nipoti e cani. Mi racconta sempre di come una volta, ha convinto il preside della sua scuola, ad organizzare la gita scolastica annuale a St. Vincent, al casinò…

Mario è un pescatore che ha smesso il giorno in cui dei contrabbandieri gli hanno rubato la barca, facendolo tornare a riva con la scialuppa di salvataggio. E’ stato una notte intera a remare e ha giurato che sarebbe stata l’ultima. La sua barca, anni dopo, è stata ritrovata piena di clandestini vicino alle coste di Brindisi, è stata requisita all’arrivo. Lo hanno cercato, lui non ha mai risposto.

Spesso, ci mettiamo in cerchio, nei nostri incontri e, a turno, iniziamo a raccontare. Alcuni luminari dicono che serva, l’incontrarsi, per alleviare e sentirsi simili a qualcuno. A me non sembra.

Ognuno di noi, racconta tutto quello che ricorda. E’ questa la nostra malattia.

Soffriamo tutti della "Sindrome di Saurau", più comunemente detta "Sindrome di Esaltazione Mnemonica".

E’un incubo che cresce piano. Inizialmente, ti sembra soltanto di essere più sensibile di altri, di avere più ricordi, di essere felice di non dimenticare niente. I momenti, le facce, i film, i più insignificanti dettagli…

Poi diventa difficile da gestire, perché non si può scegliere. Come si dice: "E’ il quotidiano che ti ammazza".

Nel mio caso, e degli altri, è proprio così.

Un continuo flusso di ricordi che riempie la mente e non mi abbandona mai. Il giorno durante il lavoro, sono assalito da quello che ho fatto il giorno prima, dai numeri di telefono che ho composto, dalle persone con cui ho parlato, dai loro vestiti, dai loro tic.

Ogni ricordo esplode in una concatenazione di altri ricordi, sempre.

Noto una persona per strada, la guardo e ricordo che porta un paio di scarpe uguali a quelle di un mio collega, che ieri in ufficio mi ha detto di telefonare ad una mia cliente, molto antipatica che tutte le volte racconta, proprio a me cosa ha visto in televisione la sera prima. Allora mentre lei racconta, mi ricordo che anche io ho visto il film, che è di quel tal regista di cui ho visto anche gli altri film e li ho visti in un cinema dove abita una mia amica con cui ho avuto una storia finita male; mi ricordo quello che ha detto per scaricarmi, il suo sguardo scocciato, le parole che ha pronunciato"Sono guarita da te", che poi sono parole lette su di un libro che le ho regalato, di cui anche io ho una copia perché l’autore è uno dei miei preferiti, comprato il giorno della presentazione alla libreria che frequento di solito, la quale incorpora una caffetteria di cui rammento il menù e in particolare tutti i tipi di dolce, che sono particolarmente apprezzati dalla mia attuale ragazza, che viene spesso a mangiare qua perché lavora in uno studio vicino, studio del quale io ho curato l’arredamento e la disposizione degli uffici, e la cui pianta, non dimentico, anzi la visualizzo immaginandola davanti a me e ricordando i colori dei mobili stanza per stanza, entro in un tunnel mnemonico che mi porta direttamente nel mio guardaroba e alla domanda: "Perché compro soltanto cose di colore grigio?"

Tutto questo mentre la signora non ha ancora finito di raccontarmi la fine del film.

Questo è quello che succede di giorno, sempre.

Di notte la musica cambia, sono diverso dagli altri, io.

Loro la notte dormono e sognano, non ricordando niente. Come se usassero tutta la memoria nel giorno.

Io non sogno, ricordo. Sono una versione evoluta della malattia.

Nel sonno io rivivo interi frammenti di vita passata. Ricordi di infanzia, la scuola, scene familiari, vacanze passate.

Durante un esperimento, ho testato la registrazione cerebrale, tramite sensori digitali collegati ad un computer.

Al mio risveglio, ho potuto notare nello sguardo dei miei medici un certo stupore. Nel "trascritto" della registrazione erano presenti, descritti dettagliatamente, il mio compito degli esami delle medie, i complimenti degli insegnanti a mia madre, le grida dei miei compagni all’uscita dell’ultimo giorno di scuola, la musica che abbiamo ascoltato in auto al ritorno, l’importo della benzina durante il rifornimento alla stazione di servizio vicino alla scuola, i saluti del gestore. Una sceneggiatura perfetta.

Nei ricordi notturni, pur dormendo, rivivo anche le emozioni. Mi ritrovo ogni tanto a ridere fragorosamente di cose divertenti, ma il più delle volte i ricordi sono pessimi compagni.

Nel susseguirsi della catena della memoria, come mi ha spiegato il Dott. Amras, mio medico di fiducia, si innesca un meccanismo sensitivo al contrario. Arrivano per la normale procedura, i ricordi, i quali provocano associazioni ad eventi, cose, episodi che ho vissuto. Sin qua tutto normale. Focalizzato però, dalla mia memoria, l’evento su quale concentrare la forza del ricordo, essa riproduce in seconda battuta, cioè dopo la sensazione fisica, l’emozione.

Per cui, se ricordo un bacio, oltre al gusto, al sapore, riassaporo anche l’emozione che mi ha dato in quel momento. Il bacio è un esempio semplice e positivo, il problema nasce quando la concatenazione arriva ad una esperienza negativa o dolorosa.

Una notte, in casa, tentando di combattere l’insonnia rimettendo a posto alcuni cassetti, ho ritrovato delle vecchie lettere.

Non erano lettere di lavoro, ma lettere d’amore, appassionate e dolorose come non ho mai più scritto. Erano indirizzate ad una mia ex collega di lavoro, di cui mi ero perdutamente innamorato, quasi non ricambiato. Avevamo fatto l’amore, si, ma come quasi sempre succede, per me era stato l’inizio di qualcosa, per lei la fine. Era durata poco e io per esorcizzare il dolore che mi provocava, avevo scritto queste cose, che lei aveva in parte ricevuto e in parte no.

Ecco, rileggendole, la difficoltà maggiore non è stata scacciare i ricordi.

Quelli arrivano e non se ne vanno. Mi avvolgono e mi imprigionano in un film da cui non posso uscire. Entro nel negozio, acquisto un regalo per lei, una sciarpa esattamente, grigia chiaramente, esco, il negozio chiude e la commessa, gentile, mi saluta sorridente. Telefono al ristorante, prenoto per due, la chiamo, lei mi chiede di vedersi subito sotto casa sua, arrivo e appena salita in auto le avvolgo la sciarpa intorno al collo. Lei mi guarda, attraente come al solito, mi dice che è bellissima, con quel suo sguardo imbronciato, esita un attimo, mi bacia sulla guancia, mi uccide con quel suo profumo e mi dice che non verrà a cena con me e che è meglio non rivedersi. Scende dall’auto. Fine. Lacrime. Le mie.

Sono sempre immobile in camera con le lettere in mano, le lacrime scendono come allora, accompagnate da una pietra opprimente che mi sta esattamente tra la base del collo e il cuore e pulsa come se ci fosse qualcuno che picchia per dividerla in due.

Questa è la diversità della mia malattia, dice il Dott. Amras.

David, Dario, Silvana e Mario, nei momenti di riposo, quando non sono circondati da altre persone, "Non sollecitati" dice il dottore, si salvano. Non entrano nella spirale della memoria, degli oggetti, delle situazioni vissute e rivissute per un dettaglio. Loro, al riparo della notte, nelle loro intimità, si sentono al sicuro, protetti, quasi, da quella stessa malattia che li affligge durante il giorno.

Forse che abbia pietà di loro, dopo anni di ininterrotti tormenti, che si sia stabilizzata e calmata con l’età delle vittime che avanza.

Forse, soltanto, che abbia trovato la vittima perfetta, quella a cui non si nega mai un ultimo giro di ricordi e tutte le notti, una nuova pietra da ingoiare.

Io.

Livelli


Mi impegnerò, da oggi, ad essere un uomo peggiore…


così, tanto per alzare la media…

Delirio


Ieri sera su Italia 1, Lucignolo:


“E’ il primo giorno di scuola e il vostro Lucignolo è tornato. Straordinaria puntata oggi, con la strage di Beslan, le nostre ragazze rapite e un 11 di settembre sempre più vicino. Ora per iniziare un pò di musica con Sting…”


 

Amori


Innamorarsi è come partecipare ad una maratona olimpica…


con l’allenamento per i 110 m. ad ostacoli…

Letture


Bernhard, Gadda, Carver, Genna, Delillo, Flaiano, Kafka, Mozzi, Brautigan, Valery…


devo cambiare comò, troppa gente sopra, troppo stretti…


magari li metto a letto, al mio posto…

Segnali


Bambini ammazzati a centinaia, libri bruciati a migliaia…


a noi umani, quando vogliamo distruggere…


ci piace farlo bene…