Brivido

"…Ha fatto credere che tirava fuori dal cappello il cilindro del nuovo compratore…"        (a proposito di Alitalia e del candidato premier con figli che salvano il mondo)

Se prima arrestava e ora governerà (spero di no) come parla, abbiamo un problema…

Vicissitudini


La pietà non esiste più. Già è la terza volta dall’inizio dell’anno bisesto che mi ammalo. Raffreddore e tosse come non mi accadeva dall’adolescenza. (A quei tempi mi salvavo col Vix Vaporub). Ennesimo crack alla schiena proprio in un momento di estasi tennistica e di decente forma atletica. Vedetelo, il poco-noto gestore di questo blog, incurvato come un giunco vietnamita sotto una tempesta di napalm, imbottito di antidolorifici, cerotti vari che non servono a niente, compensati da salvifiche sedute di massaggi (purtroppo non thai) e laser che costano più di una cena con degustazione. Mentre tossisco più di Bukowski, consumando stecche intere di fazzoletti Tempo (i migliori, i più morbidi) e cercando inutilmente di trovare posizioni che diano sollievo alla mia povera schiena, leggo un quotidiano sull’altro. Stereo a volume consistente, la mia fiammante Grieg Edition da spulciare pezzo per pezzo, casa vuota da qualsiasi, seppur piacevole, presenza femminile, e la mazzetta del sabato che la mia giornalaia “Barbie” mi mette via come da tradizione. Potrei anche sopportare i miei malanni, così. Forse. Sul primo quotidiano nazionale, leggo un articolo di uno scrittore italiano che mi piace anche. Cita, e per questo mi sta ancora più simpatico, Bernhard. Qualcosa non torna però. Lo chiama Bernhardt, quasi fosse lo zio di Sara (Bernhardt). Penso: strano, un autore cosi attento, sulla prima pagina del maggior quotidiano italiano, magari è un errore di battitura non visto(sul primo quotidiano…ecc…?! vabbè…); proseguo la lettura dell’articolo e…tac! Bernhardt di nuovo…. Allora me lo fai apposta! Allora è un complotto contro di me! I malanni e le imprecisioni. Cambio quotidiano. Secondo quotidiano nazionale ( loro dicono che sono il primo) Torna Ciarrapico, sorrido amaramente. Le elezioni del “nuovo“? Spero almeno che torni Jacobelli e la sua Tribuna politica. Non torna Diliberto. Era meglio senza tutti e due. Arrivo alla pagina di Firenze. Spettacoli. Concerto del pianista Uri Caine. Intervista e articolo. Questo Uri Caine che sarebbe anche un signor pianista di jazz è vittima delle sindrome da me scoperta e denominata “invidia delle Goldberg”. Il suddetto pianista le presenta col suo ensemble (gruppo) improvvisando su di esse…(!!!?) Inorridisco non poco. Nell’intervista, il giornalista lo paragona a Glenn Gould ( perché non lo lasciano in pace?), parla di improvvisazioni geniali (!) con “puntate” in altri “generi” musicali (generi è una parola enorme in questi casi) come il tango, il mambo ecc… Si entusiasma per la sua rivisitazione dei classici capovolti e trasformati. A volte è bello non capire. Poi arriva la perla, lo scoop: citando ancora Glenn Gould, afferma che il canadese ha inciso ben quattro volte dal 1955 al 1981 le Goldberg! Sobbalzo e penso subito di chiamare Emilio R. per sghignazzare insieme sulla enorme cazzata scritta da questo entusiasta giornalista “musicale” Anche i muri sanno che furono incise due volte e non sto a dire altro. Per cui o il giornalista “musicale” ha in mano registrazioni segrete che lo faranno diventare multimilionario per diverse generazioni o è un mentecatto che non rilegge neanche due volte quello che scrive e soprattutto chi lo controlla, il suo redattore capo o chi altro, è uguale e/o peggio di lui. Il mio non è snobismo. Se sbaglia così grossolanamente sulla musica, può farlo su qualsiasi altra cosa. Un nome di un presunto assassino, per esempio. Poi, insomma, si pensa che un giornalista che scriva di musica certe cose le sappia. O no? Non era uno dei dogmi del giornalismo: “controlla le fonti, sii preciso”. Certo, molti non sono degli psico-maniaci compulsivi come me riguardo a musica, letteratura e altre sciocchezze e quindi, leggendo questo pezzo penseranno: “questo vive male”. Certo, ma il giornalista sta peggio di me. Chiudo i giornali, nauseato. Mi viene quasi voglia di andare a fare il portaborse del “Ciarra”. Mi stendo sul tappeto seminudo (e non è un bello spettacolo, ve lo assicuro) per fare gli esercizi a terra che il massaggiatore mi ha consigliato. Addominali e stiramenti dei muscoli dorsali per spianare la contrattura. Spengo lo stereo e accendo la televisione. Non posso offendere Grieg col mio sudore. Sul canale di cinema, intervista a un’attricetta strafiga: “Chi è il tuo attore preferito? Jeremy Irons, senza dubbio… nei Duellanti era bellissimo e bravissimo… con quella divisa da ufficiale…”.
La giornalista, anch’essa strafiga, annuisce…: “Beh si…, un grande ruolo…”
Ma quale cazzo di grande ruolo? Non c’era in quel film! Cristo di un Dio! I protagonisti erano Harvey Keitel e Keith Carradine. Uno dei primi dieci film di tutti tempi, a mio immodesto parere, e te strafiga da fiction, mi confondi l’attore principale?
La schiena mi fa male, smetto con la ginnastica, spengo la tele e rimetto Grieg.
Tossisco e mi soffio il naso. Da solo.