Altre vacanze

Ancora una volta devo andare in vacanza con me stesso. L’altro. Una noia. Dovrò sorbirmi lunghe passeggiate sulle montagne del Vorarlberg, “le più belle di tutta l’Austria” dice lui. Sopportare le estenuanti sedute fotografiche alla ricerca perenne della luce migliore (non la trova mai) ed essere aggiornato sulle novità del mondo fotografico. Recentemente ha acquistato una nuova fotocamera di cui è entusiasta, “condensa in sé tutta la storia della tecnica fotografica“, dice. Affermazione che fa di qualsiasi macchina che compra, salvo dimenticarsene ad ogni nuovo acquisto. Mentre cammina sarò vittima dei suoi proponimenti, prontamente disattesi già durante il viaggio di ritorno. Soccomberò sotto i colpi delle sue solite passioni: i libri, la musica, i ricordi. Fortuna che non mi tormenterà col tennis. Racchette a casa, amorevolmente custodite dalla mamma. Notizie sui tornei accuratamente da evitare, viste le ultime imbarazzanti sortite dell’ormai ex numero uno. Dicevo dei libri. Quando stava pensando di portarsi in vacanza per “rileggere” (aiuto!) l’Uomo senza qualità, volevo morire. Fortuna che ha cambiato idea quasi subito: “vacanza troppo breve”, ha sentenziato. Cercherà, dice ancora lui, di sfatare la maledizione di “Gelo” dell’amato Bernhard. Libro iniziato innumerevoli volte e mai finito per manifesta inferiorità fisica. Nuovo tentativo con la nuova edizione. (Sapete tutti della sua mania di comprare più copie dello stesso libro). Sono certo che non ce la farà. Per alleggerire, dice ancora lui, si porterà “I racconti dei Vedovi Neri” di Asimov. Molto meglio. Musica: Brahms, ancora Brahms, sempre Brahms. Il suo infernale ipod è strapieno di trii, quartetti e sestetti. E di almeno tre integrali delle sinfonie e dei concerti per pianoforte e orchestra. “Anche lui andava in montagna d’estate per ricaricarsi e trovare nuove ispirazioni”, dice il modesto altro. Vuole scrivere un pezzo per Millepiani sulle sonate per violoncello e pianoforte di Beethoven, “una delle opere meno ascoltate e più sottovalutate del genio tedesco”, dice. In questo, devo ammetterlo, ha ragione. E’ tormentato da una domanda che l’amico Emilio, durante una spassosissima cena, gli ha fatto, lasciandolo senza parole; “quale è secondo te la migliore Nona?”  La forchetta a mezz’aria e la bocca aperta non hanno fornito risposta. Ora dice di averla. Insomma avete capito: mica sono vere vacanze. Sono sofferenze prolungate e ripetute che provocano ebbrezza in lui e depressione in me. E siamo la stessa persona, cribbio!

Notizia dell’ultima ora: rinnovato amore per Schoenbergh. “ Sto riascoltando capolavori che avevo rimosso come Verlklarte Nacht e il quartetto op.10” dice lui. “Ormai è diventato un classico”, ribadisce. “E’ obbligatorio ascoltarlo senza necessariamente tentare di capirlo; quella musica fa parte di noi ormai”, si infervora. Sono quasi certo che questo ritrovato amore, simile ad una passione di gioventù mai dimenticata, ( i bei ricordi! ) si debba alla lettura della recente ristampa di Fase Seconda, il meraviglioso saggio di Mario Bortolotto sulla nuova musica che inizia laddove termina l’esperienza della triade viennese composta da Schoenberg, Berg e Webern.

“Oltre Webern” era la loro missione compositiva. Oltre i classici. (che l’altro me stesso abbia ragione riguardo alla classicità della triade?)

Dopo queste brevi riflessioni capirete come anche io abbia bisogno di una Fase Seconda.

Senza di lui.

Buone vacanze