Lezione di piano

…"Solo quando si sanno suonare a tempo i salti della Campanella o le ottave all’inizio dello sviluppo del Concerto in si bemolle di Cajkovskij pensando cosa ordinare per cena, si può passare a occuparsi dell’interpretazione"… ( C. Rosen, Piano notes)

Tre cervi

Mezza collina toscana, tra Prato e Firenze. La sto attraversando in auto per tornare a casa. La nebbia avvolge le cime ricoperte dai boschi. E’ una piccola strada quella che percorro: asfalto nerissimo, steso da pochi mesi e bagnato da una pioggia sottile ma insistente. L’acqua scorre da un bordo all’altro della carreggiata formando piccoli rivoli. Noto un’ombra che si muove nei pressi del bivio che dovrò prendere di lì a pochi metri. Penso a un cane o a qualcuno in bicicletta. Rallento e quasi mi passa davanti. Mi fermo, sono solo, niente auto in giro. Mi affaccio dal finestrino e non credo ai miei occhi. Un cervo si abbevera dell’acqua che scorre sulla strada. Alza appena la testa, poi si rimette a bere dandomi le spalle. Io sono senza parole. Scendo dall’auto, e al lato opposto ne vedo un altro. Sono giovani, forse femmine e stanno lì come se fosse la cosa pù normale del mondo. Sono tornato indietro nel tempo o troppo avanti, magari? Cosa ci fanno due cervi ai bordi di una strada di collina che solo pochi conoscono e usano come scorciatoia quando le autostrade sono intasate o anche solo per rilassarsi e godersi il paesaggio?  I cervi nel Chianti sono effettivamente troppo anche come relax. Non passano altre macchine e io non riesco a ripartire. Dal pendio dove sbuca la strada che dovrei prendere per scendere in pianura,  ne arriva un terzo. Questo è più anziano, credo, visto che dalla sua testa sbucano quelle protuberanze chiamate palchi. Il cervo non ha corna ma palchi avvolti di un tessuto vellutato che cresce col passare degli anni. Arrivato al bordo della strada si ferma e si mette a leccare l’acqua sull’asfalto. Anche lui. Vedo dei fari in lontananza. Tento inutilmente di fare una foto col telefono e mi sento molto, ma molto stupido. Non mi degnano di uno sguardo, e appena risalito in auto, li vedo dirigersi verso gli ulivi che costeggiano la collina. Nel poco tempo con quei tre cervi mi sono sentito di troppo. Era come se avessi invaso uno spazio e un luogo in cui tutto era tornato come era un tempo. E come dovrebbe essere di nuovo, in futuro.