Dirottamento del respiro
Pensò che ormai i giochi erano fatti. Pensò che, si, ci aveva provato… ma aveva fallito. Anche abbastanza rumorosamente.
Meglio non aspettarsi niente che troppo, pensò. In fondo la colpa era solo sua.
Non si faceva apprezzare. Era trattenuto. Le poche volte che si era aperto, non era andata come avrebbe voluto.
Ma lo avrebbe voluto davvero?
Non è mai il tempo per aprirsi, pensò. Di solito non si apriva nemmeno al respiro.
Ingoiava aria dalla bocca. Sopravviveva. La sputava fuori. Alla svelta.
Vita al minimo. Quello che serve.
Nessuna, prima, gli aveva spiegato che il respiro va trattenuto. Dentro. Che deve circolare.
Non si può fermare subito. Non si può buttare fuori quando ancora è in gola.
Va dirottato in tutto il corpo. Deve penetrare. Il respiro è sfuggente.
Bisogna costringerlo.
Come le balene.
Siamo noi a trattenerlo. A dirottarlo.
Verso i polmoni. Verso il cuore.
Mi uccidi se te lo dico? Te lo dico va, e mi appello alla nostra amicizia decennale 🙂 : non ti sembra un po’ da “Va dove ti porta il cuore?”. Vita al minimo. Quello che serve. m’è piaciuto.
No viaaaaa….!!!!
Ti metterò il curaro nel libro!!
certo se vendessi qualche milonazzo di copie… non starei male…
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Si a quel punto potresti anche fregartene 🙂