Morte del cinema a Venezia
Lo script: sono un giovane regista cinematografico che sogna a occhi aperti da tutta la vita; immagino il mio mondo attraverso l’obiettivo della cinepresa, studio le opere dei grandi maestri e cerco di farmi largo nel mondo del cinema usando un mio meditato linguaggio (me lo hanno insegnato al Centro Sperimentale). La mia "cifra"… la mia idea del "guardare" e del condividere con il pubblico dei futuri film, le emozioni travolgenti prodotte dalle mie immagini.. Lavoro duro, studio, faccio l’aiuto regista, il facchino sul set, l’operaio delle luci. Alla fine un piccolo produttore mi offre una possibilità. Giro il mio primo lungometraggio: ci metto dentro tutto quello che ho. Viene bene, dicono. "Non sembra il solito film italiano", dicono. Mi portano a Venezia. Alla Mostra del cinema. Un sogno. Non ci credo. Ma è vero. Sono in concorso a Venezia e mi giudica Luciano Ligabue.
In milanese c’è un proverbio che in Italia viene da sempre ampiamente disatteso: Offelee, fa el tò mestee (Pasticcere, fai il tuo mestiere). Desolante.
Si, grande proverbio e grande verità . E desolante è la parola più appropriata per descrivere il pressapochismo che ci avvolge.
Beh ma che snobbismo!!
Liga è un grande regista, ha fatto un film unico, con attori unici.
Una bella storia per niente scontata.
Ah ce ne fossero come lui!!!
(c.n.i.i – collettivo normalizzazione intelettuali italiani)
g.
meglio tra i fiordi bischerone
Si, tutto meglio che in Italia…
E’ un bel po’ che non vado al cinema… ;-/
un peccato, no? come stai?
ma il "mio" meditato linguaggio come fa ad essere "mio" se me lo ha insegnato l’istituzione?
cmq concordo sul paradosso
Diciamo che l’istituzione ti dà strumenti per aiutare a esprimerti,.. di solito funziona così, o almeno dovrebbe…